Sherlock Holmes torna, ed è in forma

Hollywood pesca nel paniere dei miti da raccontare (e far piacere) alle nuove generazioni e con la complicità di Guy Ritchie tira fuori un nuovissimo Sherlock Holmes.
Una Londra fumosa in computer-grafica fa da sfondo ad un caso che spazia dall’occultismo alla corruzione per la coppia Holmes/Watson, con un cattivo davvero diabolico (caratterizzato molto bene dall’attore Mark Strong che a sua volta trovo molto somigliante ad Andy Garcia!)…

Film riuscito nell’insieme, sicuramente anche grazie alla bravura del grande Robert Downey Jr. (Iron Man) e degli attori che ruotano intorno all’investigatore di Londra più famoso della letteratura. Per adattare questo classico ai giorni nostri (già più volte portato in pellicola) si è lavorato molto sul ritmo e sulla “confezione”; è più simile infatti ad un film d’avventura stile Pirati dei Caraibi, con cui condivide un’accurato design e la ricostruzione (digitale) degli edifici d’epoca (c’è uno spettacolare combattimento sul Tower Bridge in costruzione) e con tante scene d’azione molto… fisiche; è chiaro insomma che il concetto è far piacere Sherlock Holmes ai ragazzi di oggi, ma con intelligenza.

Tolto l’iconico copricapo e la mantellina (ma rimane la pipa) anche per lo stesso personaggio di Holmes ci sono degli aggiornamenti, ora eccentrico dandy un po’ decaduto, geniale, vagamente misantropo, ma anche decisamente in forma e lottatore negli incontri clandestini (per pagare l’affitto) e che il violino preferisce pizzicarlo invece che suonarlo in modo classico…

E’ sempre bello vedere svelate le deduzioni (qui rese efficacemente nel montaggio tramite flashback), di un personaggio così acuto che si affida all’intelligenza in un periodo dove la gente è in preda a paure e pende dalle labbra di ciarlatani di ogni religione e magia.

Bello il rapporto tra i due, con più di un indizio su una possibile omosessualità latente (meno da parte di Watson/Jude Law che anzi cerca una compagna e una vita che vada oltre la collaborazione col suo inseparabile ‘collega’), il tema dell’ambiguità nella relazione è comunque è già esplorato e noto nella mitologia holmesiana

Niente da dire per regia, montaggio, fotografia, insomma la produzione funziona egregiamente, con qualche punta di eccellenza in alcune scene girate a più fotogrammi e poi rallentate (un classico del cinema di oggi) come l’esplosione nel mattatoio e i combattimenti.

Un appunto lo farei sulla storia che ho trovato più un pretesto per introdurre questi “nuovi” personaggi, forse non all’altezza delle investigazioni tipiche di Holmes. C’è inoltre un espediente che mi ricorda vagamente qualcosa di The Illusionist, non vado avanti per non svelare troppo.
A parte questo il film che non è un capolavoro, è comunque un rilancio di un classico molto ben fatto e da vedere anche solo per l’interpretazione irresistibile di Robert Downey Jr.
Prepariamoci quindi al sequel, dove i protagonisti si confronteranno sicuramente con… non lo scrivo, ma i più attenti (o conoscitori del personaggio) già sapranno.

Rating: ★★★☆☆